Non dirmi di non fare. Aiutami a fare in modo diverso!

Maria Montessori ha detto che il punto di partenza del processo educativo è l’attività autonoma del bambino.
Non si tratta di un mondo sprovvisto di regole, ma della capacità dell’adulto di predisporre un ambiente educativo stimolante a misura di bambino, in grado di favorire la libertà di espressione infantile nonchè di rispettare i graduali e naturali tempi di crescita oltre che di apprendimento, attraverso individualizzate strategie pedagogiche e didattiche .

“Aiutami a fare da solo”, celeberrima frase di Montessori, palesa la naturale curiosità interiore del bambino e la  necessità di un ruolo di facilitatore-osservatore assunto dall’adulto che, con  fiducia, si approccia al mondo dei più giovani potenziandone l’autostima.
Questo potrebbe configurarsi come fine pedagogico auspicabile, proprio perché pone il bambino nelle condizioni di potersi esprimere e lavorare in autonomia, senza che l’adulto possa “cedere alla tentazione” di sostituirsi a lui, anticipandolo o dispensandolo anche da consuete e “semplici” attività quotidiane: ritagliare la carta, abbottonarsi la giacca, allacciarsi le scarpe, mangiare da solo, manipolare la pasta, disegnare e colorare.

Queste ultime si configurano come esperienze di crescita capaci di donare ai bambini la grande occasione di esercitare la manualità fin dalla prima infanzia e di vivere situazioni propedeutiche ai fini dell’apprendimento di altre abilità, per esempio quelle connesse alla letto-scrittura.

Spinti dal naturale e legittimo senso di protezione verso i più piccoli, quante volte, sentiamo pronunciare proprio dagli adulti di riferimento, le seguenti parole: è ancora troppo piccolo per fare da solo!

In qualità di genitori, educatori e insegnanti dovremmo sottoporci a costante riflessione educativa e maturare la consapevolezza che la “privazione” di determinate esperienze, anche se motivate dalla presunta immaturità del bambino, potrebbero fungere da marcatore di differenze oltre che indurre i più piccoli a percepirsi inadeguati di fronte a certe attività, con probabili ripercussioni sul piano motivazionale, della socializzazione e dell’autoefficacia. In realtà, i più piccoli ci chiedono fiducia ed è come se volessero comunicarci un messaggio differente da quello che noi pensiamo per loro: “Non dirmi di non fare ” fammi fare in modo diverso!

In poche parole potremmo asserire:

“Aiutami a fare da solo!” che equivale a dire: “Aiutami ad esplorare, a ragionare con capacità critica e a conoscere il mondo a modo mio”.